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Ordinazione diaconale di tredici candidati provenienti dall’Africa e dall’Asia, 31 ottobre 2020

Collegio Urbano De Propaganda Fide - Ordinazione diaconale di tredici candidati provenienti dall’Africa e dall’Asia, 31 ottobre 2020

«Confitemini Domino, quoniam bonus, quoniam in saeculum misericordia eius». «Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre». (Sal 117,1).


 Hubert Tongambori TCHARI  In primo piano

La comunità dei seminaristi e lo staff dei formatori e dei padri spirituali
del Pontificio Collegio Urbano hanno avuto, in questo giorno, nei Primi Vespri
della Solennità di Tutti i Santi, un motivo in più per rendere grazie al
Signore per il suo amore premuroso. Infatti, alle ore 17 in punto, nella
cappella maggiore del nostro Pontificio Collegio Urbano, si è svolta la
celebrazione diaconale di ben tredici seminaristi
, di cui dodici di rito latino
e uno appartenente alla Chiesa Orientale di rito siro-malabarese. Provenienti
da diversi paesi dell’Africa e dell’Asia, hanno rivestito la dignità diaconale
per il servizio della Parola di Dio, della liturgia e della carità.

Questi i nomi dei novelli diaconi e i loro Paesi di provenienza: ARAYANDAYIL
MATHEW Akash
dall’India; BIATA Aviwe dal Sud Africa; GUTERRES João da Timor Est;
GUTERRES SOARES Deonísio da Timor Est; MARQUES Inocencio Mussinga dall’Angola; MWANGI
Patson Wangondu
dal Kenya; NDAFINDANA Verdiano dall’Angola; TAKYI Augustine
Gyan
dal Ghana; PEREIRA ROBEN Carlos Miguel da Timor Est; REMEDIOS MARTIRES
Savio
dall’India; SAMALALI António Muanguvo dall’Angola; ORSOT Yob Benyh dalla
Costa d’Avorio e SIBOMANA Emil Nestory dalla Tanzania.

Prevista per il primo maggio scorso, la loro ordinazione è stata
procrastinata per l’emergenza del coronavirus e, per lo stesso motivo, non la
si è potuta vivere con tutta la solennità con cui di solito si vivono le
ordinazioni diaconali al Collegio Urbano. In effetti, se non ci fosse stata la
pandemia, la cerimonia sarebbe stata celebrata nella Basilica di San Pietro e
vi avrebbero partecipato parenti, familiari, amici e colleghi di studio come è avvenuto
negli ultimi anni. Perciò, l’ordinazione ha avuto luogo nella cappella maggiore
del seminario, con il dovuto rispetto delle norme di sicurezza per la
prevenzione dei contagi.
Questi nostri fratelli maggiori sono stati inseriti nel primo grado
dell’ordine sacro per l’imposizione delle mani di Sua Eminenza Reverendissima
il Cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli. È per la prima volta che il porporato ha
visitato il nostro seminario da quando è stato nominato dal Santo Padre
Francesco a capo di questo dicastero l’8 dicembre 2019. Ricordiamo che il
Pontificio Collegio Urbano è il seminario maggiore di competenza del Dicastero
Missionario. Infatti, nel suo discorso di benvenuto, il nostro rettore, Mons.
Vincenzo Viva, ha sottolineato il legame non solo amministrativo ma soprattutto
affettivo e paterno che vi è tra il prefetto e il Collegio Urbano. Prima della
messa, il prefetto si è intrattenuto con l’équipe formativa alle ore 16 per
discutere degli argomenti riguardanti la vita e la formazione dei seminaristi
provenienti dai cosiddetti territori di missione.
Nella sua omelia, il cardinale Tagle ha prima riflettuto sulla santità.
Secondo le sue parole, la santità non è un concetto; anzi, è il nome stesso di
Dio, il tre volte Santo. La santità esprime anche la distanza e la differenza
che vi è tra Dio e noi che siamo le sue creature. Ma nel suo amore, Dio ci fa
partecipare alla sua santità sebbene siamo peccatori. Infatti, per mezzo del
lavacro battesimale, siamo divenuti santi e dobbiamo operare delle scelte per
confermare, nel futuro eterno, questa santità che ci è stata data. Per esempio,
San Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi chiama i cristiani santi. La
santità è anche una chiamata, una vocazione rivolta a tutti i battezzati a
prescindere dal loro stato di vita. Lo dichiara il Concilio Vaticano II.
Poi, il cardinale si è soffermato sull’identità e il ministero del diacono.
Ha insistito sul fatto che il ministero diaconale è un vero e proprio servizio,
come lo indica l’etimologia della parola diacono, dal greco diakonos, che significa appunto servo o
ministro. Facendo riferimento ai documenti magisteriali, ha citato LG 29, che
ricorda che i diaconi ricevono l’imposizione delle mani non per il sacerdozio,
ma per il servizio. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, sviluppando lo stesso
argomento, precisa che a differenza dell’episcopato e del presbiterato, che
partecipano al sacerdozio ministeriale di Gesù, il diaconato è invece un grado
di servizio al popolo di Dio in genere e ai vescovi e presbiteri in
particolare. Il carattere indelebile ricevuto dall’ordinazione configura i
diaconi a Gesù Cristo stesso. Il cardinale ha poi ricordato l’esortazione di San
Policarpo rivolta ai diaconi in questi termini: «Che siano misericordiosi,
attivi, camminino secondo la verità del Signore, il quale si è fatto servo di
tutti». Per essere veri servi della Parola di Dio e non maestri, né tantomeno manipolatori
della medesima Parola, Sua Eminenza ha sottolineato la necessità dello
svuotamento di sé a imitazione di Gesù che si è abbassato fino alla morte e
alla morte in croce (cf. Fil 2,8). Questo svuotamento deve concretizzarsi nel
servizio ai più piccoli. Infatti, ha sottolineato il cardinale: «Non vi
vergognate mai di essere identificati con i più umili».
Ricordando il triplice servizio del diacono (servizio della Parola di Dio,
della liturgia e della carità – cf. LG 29), il porporato ha insistito che i
diaconi non devono essere maestri né manipolatori della Parola di Dio, ma
servi. Non devono neanche mettere loro stessi al centro del loro servizio
liturgico, ma piuttosto far sì che le persone possano sperimentare l’azione
dello Spirito Santo. Riguardo alla carità, ha esortato il cardinale: «Ci si
attende da voi che siate impegnati nella carità attraverso la preoccupazione
genuina per i poveri, la tenerezza e la vicinanza verso i più bisognosi.
Rendete manifesta la cura che Dio ha per loro. Sarete servi di amore e di
compassione».
Il prefetto ha, quindi, concluso la sua omelia formulando una beatitudine
rivolta ai novelli diaconi: «Beati voi, perché il Signore vi ha chiamati ad
essere ordinati diaconi. Ancora più beati sarete se diventerete poveri,
compassionevoli, miti, giusti, misericordiosi, devoti e altruisti. La comunità
dei santi sarà felice e se ne rallegrerà».
Al termine della celebrazione la comunità dei seminaristi, insieme allo
staff dei formatori, si è trovata per un momento di convivialità per prolungare
la gioia vissuta durante la celebrazione eucaristica.

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