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"Fuochi artificiali"

Collegio Urbano De Propaganda Fide - "Fuochi artificiali"

In occasione della celebrazione del 80mo compleanno


 P. Wilhelm Kuno Müller SV  Comunità

La notte del capodanno o di volta in volta alla fine di vari festeggiamenti del popolo, il cielo notturno di Roma si trasforma in spettacoli di luce, luminose eruzioni vulcaniche, fontane di lava multicolore, fiumi brillanti e scintillanti di fuoco. Un momento seguito da un altro in rapida successione. E poi ricade la notte e il silenzio. Mi viene in mente l'immagine di tali giochi fantastici in questi giorni in cui la mia memoria spontaneamente ritorna sul lungo percorso di 80 anni della mia vita, una immagine del caleidoscopio seguendo l'altra. Operazione oziosa? perdita di tempo? Per me è una grazia il poter rivivere gli inizi della vita, e i grandi e piccoli passi, che hanno condotto a quest'oggi irreversibile. Un fuoco artificiale nell'universo, questo film di una lunga vita?Aver raggiunto 80 anni è una grazia (non troppo rara, però, grazie a Dio!). Spesso, prima della messa, guardo nel necrologio della mia congregazione i nomi dei confratelli morti in quel data. Aggiungo una piccola croce rossa dinanzi al nome di ogni persona che ho conosciuto. Ci sono già tante croci rosse sul cimetero del mio libretto; tanti fratelli, e tanti più giovani di me che hanno già lasciato la terra.Ma prima di pensare al numero degli anni, mi spavento del fatto stesso di essere stato chiamato all'esistenza. In Dio c'era un'immensità di possibili esistenze umane: Lui avrebbe potuto creare, invece di me, un infinito numero di altre persone umane, migliori, più degne, più promettenti di me. Perché ha deciso di realizzare il mio progetto, il progetto WKM?La celebrazione del compleanno è un inno di gratitudine a Dio. E' una professione di fede in Dio, sapiente, infinitamente buono, Dio che ci chiama alla vita, non da una necessità, ma da una decisione libera, amorosa, fedele. Dio che ci accompagna nel nostro cammino, come un padre buono che desidera soltanto il migliore per i suoi figli. Dio, iniziodella nostra esistenza e meta tanto desiderata!All'inno di gratitudine a Dio si giunge quello di gratitudine ai miei genitori. Mi hanno accolto con amore, l'ottavo figlio, a cui dovevano ancora seguire un fratello ed una sorella. Era ancora prima della guerra mondiale. Quante persone, quante milioni, perirono poi negli anni seguenti, tra loro, alla fine della guerra, i miei due fratelli maggiori. Rimangono nella mia memoria le messe funebri per i caduti della guerra che verso la fine si doveva celebrare quasi ogni settimana.Era di fondamentale importanza l'educazione normale cattolica, nella famiglia e nel sotterraneo della chiesa che si manteneva anche durante i tempi più duri. Nel 1944 sono stato ammesso alla Prima Comunione. L'idea di diventare sacerdote spuntò in quel tempo. Nel 1946, appena finita la guerra, ho visitato per prima volta la vicina casa missionaria dei Verbiti. Entrato poi nel 1947 come alunno del seminario minore, ho ricevuto tutta la mia formazione ed educazione umana, scolastica e spirituale dalla Società del Verbo Divino. Era il tipo di ginnasio umanistico con al centro le lingue classiche e francese. Tanti pezzi della letteratura greca sono rimasti nella mia memoria. Alla fine del 1947, in un teatro del seminario, mi hanno scelto per il ruolo di un bambino cinese. Un buon numero dei sacerdoti insegnanti erano stati missionari in Cina e, innamorati della Cina, ci hanno spesso parlato della vita "da noi in Cina". Al più profondo mi ricordo della vita di preghiera, preghiera perpetua, la messa quotidiana, l'adorazione del SS. Sacramento, le devozioni della Via Crucis, dello Spirito Santo, della SS Trinità, della Madonna. Lo stesso spirito era l'atmosfera del seminario maggiore di Sankt Gabriel, presso Vienna, dove sono vissuto dal 1955 al 1960. Sono grato di aver ancora incontrato l'autentica tradizione spirituale dei Verbiti, che aveva spinto i nostri missionari a portare il Vangleo in tante parti del mondo, e che ci fu trasmessa dai nostri maestri e rettori e dai fratelli laici.Con grande entusiasmo ci siamo dedicati allo studio di filosofia e di teologia. Ispirati dai nostri grandi fondatori SVD della Scuola di Ethnologia presso l'Università di Vienna era cresciuto, ben prima del Vaticano II, nei seminaristi SVD un grande zelo per lo studio delle culture, lingue e religioni dei popoli. Dopo l'ordinazione sacerdotale nel 1962 sono stato assegnato alla provincia SVD del Giappone per lo studio universitario della lingua e cultura cinese. Mondi nuovi si aprirono per me: sull'aspetto dei contenuti, erano le lingue orientali Cinese, Giapponese, Tibetano, Sanskrit, Mongolo; le filosofie e religioni della Cina, del Giappone, del Tibet e dell'India, con specializzazione in Buddhismo; sull'aspetto geografico, era la Germania, Taiwan e 8 anni a Hollywood-Los Angeles/USA, dove nel 1963 i Verbiti dal Giappone avevano trasferito il loro istituto cinese Monumenta Serica; sull'aspetto spirituale, era il confronto con le spiritualità delle religioni orientali che in quegli anni attiravano l'interesse dei giovani in America, il nuovo mondo dei Hippie, e, grazie a Dio, dal 1968 il rinnovo carismatico della Chiesa Cattolica. La vita a Hollywood mi dava ampia opportunità a vivere il mio sacerdozio nelle diverse aree pastorali della liturgia, nella predicazione, nel confessionale, negli ospedali e nei cimiteri. Dopo lo studio universitario (1976), tornato in Germania, mi aspettava l'insegnamento delle religioni mondiali nella Facoltà SVD di Filosofia e Teologia in Sankt Augustin, Germania, e lavoro redazionale per la nostra Rivista di Studi Orientali classici Monumenta Serica a St. Agusutin e a Taipei, Taiwan. 1982-83 potevo dedicare agli studi post-dottorali del Buddhismo nel Giappone. Sono sempre rimasto attivo nellapastorale, soprattutto nel contesto del Rinnovo Carismatico e nella cura dei Cattolici Cinesi nel territorio di Cologna e dell'Europa.Era da quest'ultimo contesto che nel 1985 sono stato incoraggiato a recarmi in Cina per trovare qualche modo di cooperazione con la Cina nello spirito dei miei confratelli che dal 1878 si erano innamorati della Cina. Da una visita esplorativa nel Maggio del 1985 risultavano per me dieci anni di presenza e di lavoro a livello accademico, in amicizia e collaborazione con i professori ed intellettuali cinesi, di contatto con ed aiuto per la Chiesa locale appena emersa dalla grande persecuzione, e di lavoro pastorale molto gratificante con le comunità cattoliche di lingua francese, inglese, spagnola, e tedesca, contatto che mi apriva la mente anche per tanti altri popoli.Gli anni, per varie ragioni, non erano sempre facili. Ma facile era l'innamorarsi con i Cinesi e a comprendere una parola del nostro primo fratello, San Giuseppe Freinademetz, che aveva lavorato lì per quasi 30 anni: "Nel cielo voglio essere Cinese". Capitava in quel tempo il movimento democratico degli studenti (la tragedia del 1989), l'apertura economica della Cina sotto Deng Xiaoping, la nuova primavera per la Chiesa con una complessità di problemi, il contatto sempre più vivo tra la Cina e l'Occidente.Verso la fine del 1996, per ragioni che non ho mai capito, sono diventato persona non grata e dovevo lasciare quel paese, che sin dalla mia infanzia era diventata parte del mio cuore. Lasciato il paese e pervenuto a Roma nel 1997, non mi sono separato dal suo popolo, sono piuttosto rimasto sempre attivo in suo favore, ammirando la ricchezza della moltiforme tradizione di Cina, la testimonianza di fede dei nostri cristiani, convinto che la cristianità della Cina avrà ancora molto da contribuire alla Chiesa universale, al ricupero e ringiovanimento della fede nei nostri paesi di antica tradizione cristiana e alla crescita del Regno di Dio nel resto del mondo. Finalmente, la vita con i seminaristi maggiormente dall'Africa e dall'Asia nel Collegio Urbano nel centro della Chiesa universale mi permette la pienezza della gioia di essere cattolico.Ora, vegliardo di 80 anni, sono grato per ogni giorno che ho visto. Tutto sommato, era un percorso bello. Quanto sarà bello ciò che mi aspetta e per cui il Signore mi ha creato! Il rientro nell' "Amore che muove il Sole e le altre stelle" (Dante, Divina Commedia) .

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